Danno i numeri

I politici sono talmente a corto di argomenti per spingere la gente ad andare a votare, cioè a perpetuare un ordine sociale putrefatto, che si sono ridotti a dare i numeri. Ogni candidato esibisce il suo sondaggio personale che lo dà sempre vincente, o sempre più in recupero (ovvio che i sondaggi a lui sfavorevoli sono quelli degli altri, i quali, proprio in quanto tali, non possono che essere falsi). Ma può un sondaggio costituire una buona ragione per delegare qualcuno? Il fatto è che non ne hanno più altre. Alle loro parole non crede più nessuno, quanto ai loro risultati ottenuti… lasciamo perdere, che è meglio. Così, non potendo più limitarsi al «votate per me, ed io farò questo e quello» per acquisire credibilità, sono costretti a dire: «votate per me, perché anche gli altri mi voteranno». Ma che razza di argomentazione è?! E c’è persino chi se ne fa un vanto! come il padroncino del centro-destra, che ha motivato l’esclusione dalle sue liste di un voltagabbana (tale Mastella Clemente, a cui nonostante la nota inaffidabilità aveva pubblicamente promesso una poltrona in prima fila per ringraziarlo di aver fatto cadere il governo del centro-sinistra) con l’esito sfavorevole di alcuni sondaggi. Costui è così consapevole che le elezioni sono puro spettacolo, che gli elettori sono solo spettatori, da valutare un candidato soltanto per l’audience che registra.
Se gli altri suoi colleghi non hanno questa sincerità, è perché sono meno abituati a telecomandi e lustrini.