Sembra di sentire vecchie baldracche, vanitose della propria esperienza nel ramo, che si azzuffano l’un l’altra. Il successo e lo scandalo suscitato dalla pubblicazione del libro La Casta, utile ma tutto sommato banale promemoria dei privilegi e delle prebende di cui godono gli eletti grazie all’imbecillità degli elettori, ha innestato questo strabiliante fenomeno. Qualsiasi parlamentare, di qualsiasi partito sia, accusa gli altri e solo gli altri di far parte della disprezzata Casta. Nonostante se ne vadano in giro con i figli che hanno partorito, si lamentino di continuo degli aborti che hanno subito, portino ben visibili i segni della sifilide che hanno beccato; nonostante non perdano occasione per mostrare la loro volgarità di comportamento, la loro ambiguità di linguaggio, la loro indecenza di costumi; nonostante siano soliti circondarsi di magnaccia che li proteggono e ruffiani che li foraggiano; nonostante tutto ciò, i politici hanno la sfrontatezza di atteggiarsi a candidi gigli che si sono trovati quasi per caso in un oceano di merda.
Così, a chi oggi capitasse di passare nei pressi del lupanare parlamentare, potrà udire distintamente un patetico, ipocrita e ripetitivo urlo provenire dal suo interno: «Casta sarà lei!».