A furia di turarsi il naso…

«Turiamoci il naso e andiamo a votare», diceva molti anni fa il reazionario Montanelli. È incredibile come un’espressione così sciocca abbia potuto incontrare tanto favore e non sia ancora andata fuori moda. Questa apologia del male minore è sintomo di un rincoglionimento generalizzato (che magari i filosofi definirebbero “alienazione sociale”) che non si sforza minimante di prendere in considerazione la possibilità di realizzare un bene maggiore, perpetuando così all’infinito la necrosi sociale. Già è dura avere un padrone che impartisce ordini, ma arrivare a sceglierselo di propria sponte! Che razza di demente è questo elettore che, da Bolzano a Ragusa, prima critica i politici, li accusa di inettitudine, frigna sulla loro incompetenza, si lamenta dei loro abusi e soprusi, si indigna per i loro privilegi… e poi va regolarmente a votarli?!? È come se la politica fosse un handicap fisico. Come un paralitico costretto sulla sedia a rotelle che maledice ogni giorno la sua sventura, l’elettore si sente talmente debole e impotente da essere costretto a votare per Tizio il forte, Caio il prode e Sempronio il gagliardo. Quando gli basterebbe sollevarsi in piedi, scrollarsi di dosso le sanguisughe parlamentari che lo ricoprono, per scoprire di essere in grado di correre da solo. Ma non lo fa! Invitato a gettarsi in una fogna a cielo aperto sempre più nauseabonda, lui si tura il naso e si tuffa. Ma a furia di turarsi il naso, qui non si respira più.

«Elettore: Chi gode del sacro privilegio di votare per l’uomo scelto da un altro»
(Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo)