Riceviamo e pubblichiamo

Bentornata guerra sociale!

Nei giorni passati spiccavano sui giornali, accanto ai titoli sulla vittoria elettorale del palazzinaro di Arcore, quelli che davano la notizia del tracollo della sinistra. Due sono le versioni ufficiali di questa insolita scomparsa. La prima, “naturalista”, vi vede una normalizzazione dell’Italia in senso bipartitico, come succede negli altri regimi democratici. Una sostanziale semplificazione della scena politica parlamentare, che mette da parte i rimasugli di un ‘900 troppo lungo. L’altra visione, che potremmo chiamare “giustificatoria”, viene perorata dai leader stessi di questi non rimpianti ex partiti ex comunisti (Sinistra Arcobaleno e compagnia bella) e sottolinea un generale spostamento verso destra dell’elettorato italiano, con il PD veltroniano che avrebbe “cannibalizzato” i suoi sinistri vicini.

Hanno ragione gli uni o gli altri? A nostro avviso hanno ragione entrambi. Ma non ce ne frega un cazzo del poco caro estinto! È vero che la società in cui viviamo sta scendendo una pericolosa china lastricata di razzismo e paure e che il qualunquismo alla moda fra la grande maggioranza della popolazione non fa che dar ragione ai fomentatori dell’odio. Un percorso, questo, che sembra destinato a condurci verso una qualche forma di controllo totalitario “soft”. È anche vero che nessuna utopia di un mondo migliore, libero dallo sfruttamento, sembra poter più attecchire su questo terreno demitizzato e volgarmente isterilito da un grigio conformismo. Non c’è alcuna speranza, alcuna emozione nella falsa sfida tra due perfette gocce d’acqua: un cavalier B. (B. come quell’altro…) e un signor W. (lettera che nell’alfabeto sta, non a caso, accanto alla X).
Ma, ad un certo punto... l’imprevisto. La catastrofe!

Per loro. Per i sinistri professionisti del mercanteggiamento istituzionale, per quelli che hanno fatto dell’inganno e della svendita del popolo la propria missione. Per quelli che si sono sempre accontentati di mendicare briciole al banchetto degli sfruttatori, porgendole poi come doni preziosi agli sfruttati. Questo strano risultato elettorale è la fine della sinistra istituzionale, dei partiti che da sempre si propongono come rappresentanti delle classi subalterne senza che nessuno glielo abbia mai chiesto. Ciò semplicemente perché... gli sfruttati si sono stufati dei loro cosiddetti rappresentanti. Speriamo, anzi, si siano stufati dell’idea stessa di rappresentanza, nonché, e per sempre, del loro stato di subordinazione. Quello che salta subito all’occhio è, infatti, che il forte astensionismo (mai elezioni legislative hanno registrato una così alta diserzione dalle urne) è alla base del tracollo della sinistra parlamentare. Dopo secoli di inebetito asservimento, qualcosa si sta risvegliando... e vuole fare da sé!

Opinionisti interessati sottolineano il fatto che non ci sarà più una “sinistra” nel nuovo parlamento. Gianfranco Fini, noblesse oblige, un po’ se ne dispiace e un po’ se ne preoccupa. Già, perché se non c’è più lo specchietto per allodole dei rappresentanti del popolo, è pur vero che la plebe rimane, sia essa ”italiana” o “straniera”. Una plebaglia arrabbiata e minacciosa. Se ne rendono ben conto lorsignori. Un brivido di soddisfazione è corso per le schiene e nella borsa (le quotazioni azionarie dei cartelli del cemento - delle nocività - sono già aumentate in vista di futuri appalti), seguito però da una certa inquietudine. Dio non voglia che quelle canaglie scendano in strada, decidano di allungare le mani! Sanno bene, i signori padroni, che una crisi economica di enormi proporzioni è malamente scongiurata, ancora per poco, dai giochetti di prestigio delle banche centrali. Sanno bene che quando la plebe arrabbiata scenderà in strada pronta a dare l’attacco ai palazzi e alle ville in Brianza, a nulla servirà cercare ancora di aizzarla contro stranieri e diversi di ogni tipo. Sanno bene che la sinistra è sempre stata la ruota di scorta del Capitale, la sua assicurazione sulla vita. Quando inganno e repressione non bastavano, c’era il vecchio trucco delle riforme, della contrattazione truccata… Un asso nella manica che finalmente è venuto a mancare.

Bene, pulito il campo dalla sinistra marmaglia, ci resta una visione più netta delle forze in lotta. Non ci sono più mediatori prezzolati. Non c’è più mediazione possibile. Fra i padroni, forti di un successo numerico fondato sulla propaganda dell’odio razziale, e gli sfruttati pronti ad insorgere, c’è soltanto lo spazio vuoto del campo di battaglia. È finita la politica della sinistra.
Sta per tornare la guerra sociale!

da qualche parte, metà aprile duemilaotto