L’ultimo miglio

È quello che bisogna fare tutti assieme, mano nella mano, in vista delle prossime elezioni. L’immagine commovente, quasi inutile dirlo, è di Walter Veltroni. E di chi, se no? Solo lui è talmente pervaso dalla cultura statunitense da calcolare le distanze in «miglia». Avesse detto chilometro, sarebbe risultato un provinciale cafone italiano e non il novello Kennedy: poco trendy, poco cool, poco up-to-date. E allora, facciamolo insieme questo ultimo miglio! E già che ci siamo, mentre sgranocchiamo pop-corn, addentiamo hamburger, e ci genuflettiamo di fronte ai militari Usa di Vicenza, potremmo anche riflettere sulla strana corrispondenza con un’altra espressione yankee, quella resa celebre da un film: il miglio verde. Trattasi del braccio della morte, della distanza che separa il morto-che-cammina dalla sedia elettrica: gli ultimi passi di vita.
Avanti, o democratici elettori! Tutti assieme, mano nella mano, andate alle urne! Percorrete l’ultimo miglio, il miglio verde. Mettere una croce sulla scheda è mettere una croce sulla propria vita. Il dovere istituzionale dell’elettore è legittimo tanto quanto quello del boia. Entrambi, per adempiere al proprio compito, si nascondono allo sguardo altrui. È risaputo che è legittimo vedere la vittima che si contorce, ma non il carnefice. Ma il condannato a morte, almeno, viene portato sul patibolo con i ferri ai polsi e ai piedi. L’elettore no, lui ci va di sua “libera” iniziativa.