È una notizia di pochi giorni fa. Il Partito Democratico candiderà nelle sue liste un operaio della ThyssenKrupp. Scampato alla morte, difficilmente costui scamperà alla politica. Sarà felice, l’onesto e povero operaio, nel cambiare posto di lavoro e salario. Saranno felici, gli operai suoi colleghi, nell’apprendere che “uno di loro” ce l’ha fatta, e che non appena sarà eletto penserà ai problemi di tutti gli operai. Soprattutto, sarà felice Walter Veltroni, che con questa disgustosa operazione di marketing necroideologico strapperà voti alla sua sinistra (per quelli alla sua destra, ha pensato bene di candidare il leader dei giovani industriali).
Dunque, vediamo. In virtù solo del clamore mediatico sollevato dalla morte dei suoi colleghi di lavoro, questo povero operaio si ritroverà in Parlamento in mezzo a professionisti della politica, ricchi, potenti ed istruiti in tutte le arti dell’intrigo. Verrà chiamato ad occuparsi di questioni che non conosce, di interessi che non lo riguardano. Verrà intimidito a destra e lusingato a sinistra, sbeffeggiato e ammansito. Verrà ubriacato di belle parole e di speranze, nonché terrorizzato dalla prospettiva di fare ritorno alla vecchia occupazione qualora non si piegasse alle esigenze del partito in particolare, e della politica in generale.
Cosa potrà mai fare costui? Secondo voi sfiderà, solo contro tutti, un secolare sistema di compromessi e menzogne, di privilegi e soprusi? Oppure si limiterà a seguire le direttive di chi lo ha candidato permettendogli di non crepare in una fabbrica, di chi è più esperto di lui in materia parlamentare?