Ma c’è qualcosa di più grave ancora. Il pregiudizio del governo è penetrato fin nel più profondo delle coscienze, ha modellato la ragione a sua immagine e somiglianza, tanto che qualsiasi concezione diversa si è resa per lungo tempo impossibile; e i pensatori più audaci sono arrivati alla conclusione che il Governo era una calamità senza dubbio, un castigo per l’umanità, e però un male necessario! (…) in seguito alla supposta analogia tra la Società e la famiglia, il Governo si è sempre presentato come l’organo naturale della giustizia, il protettore del debole, il conservatore della pace. Considerato come un ente provvidenziale e altamente garante, il Governo è riuscito a radicarsi sia nei cuori che nelle menti!
Partecipava dell’anima universale; era la fede, la superstizione segreta, invincibile dei cittadini. Se per caso si mostrava debole, di lui si diceva, come della Religione e della Proprietà: non è l’istituzione che è cattiva, è l’abuso. Non è il re che è cattivo, sono i suoi ministri. Ah! Se venisse a saperlo il re! (…)
L’esperienza mostra, in realtà, che, per quanto popolare possa essere stata la sua origine, il Governo si è schierato sempre e ovunque dalla parte della classe più colta e più ricca contro quella più povera e più numerosa; che, dopo essersi mostrato per un po’ di tempo liberale, a poco a poco è diventato governo d’eccezione, esclusivo; che, infine, invece di sostenere la libertà e l’eguaglianza fra tutti, ha fatto di tutto per distruggerle, in virtù della sua inclinazione naturale al privilegio. (…)
Essere governato significa essere ispezionato, spiato, diretto, legiferato, regolamentato, incasellato, indottrinato, catechizzato, controllato, stimato, valutato, censurato, comandato, da parte di esseri che non hanno né il titolo né la scienza, né la virtù. Essere governato vuol dire essere, ad ogni azione, ad ogni transazione, a ogni movimento, quotato, riformato, raddrizzato, corretto. Vuol dire essere tassato, addestrato, taglieggiato, sfruttato, monopolizzato, concusso, spremuto, mistificato, derubato e, alla minima resistenza, alla prima parola di lamento, represso, disarmato, ammanettato, imprigionato, fucilato, mitragliato, giudicato, condannato, deportato, sacrificato, venduto, tradito, e per giunta, schernito, dileggiato, ingiuriato, disonorato, tutto con il pretesto della pubblica utilità e in nome dell’interesse generale. Ecco il governo, ecco la sua giustizia, ecco la sua morale! E dire che fra di noi vi sono democratici i quali pretendono che il governo ha del buono; dei socialisti che sostengono, in nome della libertà, dell’eguaglianza e della fraternità, questa ignominia; dei proletari che pongono la candidatura alla presidenza della Repubblica! Ipocrisia!
(Idea generale della rivoluzione nel XIX secolo)