Avversari del parlamentarismo, perché credono che il socialismo debba e possa solo realizzarsi mediante la libera federazione delle associazioni di produzione e di consumo, e che qualsiasi governo, quello parlamentare compreso, non solo è impotente a risolvere la questione sociale e armonizzare e soddisfare gli interessi di tutti, ma costituisce per se stesso una classe privilegiata con idee, passioni ed interessi contrari a quelli del popolo che ha modo di opprimere con le forze del popolo stesso. Avversari della lotta parlamentare, perché credono che essa, lungi dal favorire lo sviluppo della coscienza popolare, tenda a disabituare il popolo dalla curva diretta dei propri interessi ed è scuola agli uni di servilismo, agli altri d’intrighi e menzogne. (…)
Abituare il popolo a delegare ad altri la conquista e la difesa dei suoi diritti, è il modo più sicuro di lasciar libero corso all’arbitrio dei governanti.
Il parlamentarismo val meglio del dispotismo, è vero; ma solo quando esso rappresenta una concessione fatta dal despota per paura di peggio.
Tra il parlamentarismo accettato e vantato, e il dispotismo subito per forza con l’animo intento alla riscossa, meglio mille volte il dispotismo. (…)
Se noi non aspiriamo al potere, perché aiutare quelli che vi aspirano? Se noi non sappiamo che fare del potere, che cosa se ne farebbero gli altri, se non lo esercitano a danno del popolo?
(Gli anarchici contro il Parlamento, "Il Messaggero", 1987)
Quello che è contrario ai nostri principi è il parlamentarismo, in tutte le sue forme e tutte le sue gradazioni. E noi riteniamo che la lotta elettorale e parlamentare educa al parlamentarismo e finisce col trasformare in parlamentaristi coloro che la praticano. (…) noi non vogliamo dare a nessuno un mandato legislativo e quindi abbiamo bisogno che il popolo abbia ripugnanza delle elezioni, si rifiuti a delegare ad altri l’organizzazione del nuovo stato di cose, e quindi si trovi nella necessità di fare da sé. (…) Si tratta di cercare qual è il mezzo più efficace di resistenza popolare, qual è la via che, mentre soddisfa ai bisogni del momento, conduce più direttamente ai destini futuri dell’umanità, qual è il modo più utile d’impiegare le forze socialiste.
Non è vero che senza il parlamento mancano i mezzi per far pressione sul Governo e metter freno ai suoi eccessi. Al contrario. Quando in Italia non v’era il suffragio universale, v’era una libertà che oggi ci sembrerebbe grande; e le violenze governative provocavano un’indignazione e una reazione popolare di cui oggi non si ha più l’idea.
(Anarchia e Parlamentarismo, "L’Agitazione", 1897)
Carlo: A me piace ragionare e non domando di meglio che di essere persuaso. Che succederebbe dunque se andassi a votare?
Luigi: ma come! Vale la pena di parlare di ciò? Chi fa le leggi? Non sono forse i deputati ed i consiglieri comunali? Dunque, eleggendo dei buoni deputati e dei buoni consiglieri comunali ci sarebbero delle buone leggi, le imposte sarebbero meno pesanti, il lavoro sarebbe protetto, e, per conseguenza ne risulterebbe una diminuzione della miseria.
Carlo: Dei buoni consiglieri e dei buoni deputati? Ma è da molto che ci cantano questo ritornello e bisognerebbe proprio essere ciechi e sordi per non accorgersi che sono tutti gli stessi burattini! — ah sì! Ascoltateli, mentre che hanno bisogno di essere eletti! Sono tutti ammirevoli, tutti molto democratici! Vi danno una pacca sulla pancia, vi domandano notizie della moglie e dei figli, vi promettono ferrovie, ponti, strade ben tenute, acqua potabile, lavoro, pane a buon mercato e tutto il ben di dio! E poi, una volta eletti sono uno più briccone dell’altro. Addio alle promesse! Vostra moglie e i vostri figlioli possono ben crepare di fame; la vostra regione può essere devastata dalle epidemie e dai cicloni, il lavoro può mancarvi, la carestia vi può distruggere. Peuh! I deputati hanno altre cose per la testa che le vostre disgrazie. Per rimediare ai vostri mali, non c’è niente di meglio che i gendarmi! Poi fra qualche anno si ricomincia la vendita di fumo. E lo sai? Il partito, il colore politico non importa: essi sono tutti, dico proprio tutti della stessa pasta. (…)
Luigi: Eleggiamo operai, amici provati, e allora avremo la certezza di non essere ingannati.
Carlo: Eh! Eh! Noi ne abbiamo già visti di questi «amici» provati… E poi tu sei veramente divertente: «eleggiamo… eleggiamo!…». Come se tu e io, proprio noi, potessimo eleggere chi ci piace!
Luigi: Io e te?… Ma non si tratta certo di noi due soli. Certamente noi due soli non possiamo fare niente; ma, se ciascuno di noi si sforzasse di convertire altri, e questi facessero lo stesso, noi otterremmo la maggioranza e potremmo eleggere chi ci piacerebbe. (…)
Carlo: Ma, ti burli di me? Tu fai maledettamente presto, tu! T’immagini già di avere la maggioranza e sistemi le cose a tuo piacere. La maggioranza, mio caro, l’hanno sempre avuta quelli che comandano: l’hanno sempre avuta i ricchi. (…)
Luigi: Ma alla fine dove vuoi arrivare? Bisogna sempre che ci sia qualcuno a guidare il popolo, per organizzare le cose, per rendere giustizia, per garantire la sicurezza pubblica?
Carlo: Ma no! Ma no!
Luigi: E come vuoi fare? Il popolo è così ignorante!
Carlo: Ah, sì, ignorante! Lo è in effetti perché, se non lo fosse stato, avrebbe al più presto gettato tutto all’aria. Ma, io scommetto che comprenderebbe presto i suoi interessi se non ne lo distogliesse nessuno; e se lo si lasciasse agire a suo modo egli aggiusterebbe le cose meglio di tutti questi mangiapane a ufo che, con il pretesto di governarci, ci affamano e ci trattano come bestie. Tu sei veramente comico con le tue frottole sulla ignoranza popolare! Quando si tratta di lasciare al popolo la libertà di fare ciò che gli piace voi dite che non comprende nulla, mentre che quando si tratta di fargli eleggere dei deputati, allora gli riconoscete ogni capacità…
(…)
Carlo: Basta tuttavia sapere ciò che si vuole, e volerlo energicamente per trovare mille cose da fare. Prima di tutto bisogna diffondere le idee socialiste e al posto di raccontar chiacchiere e di regalare false speranze agli elettori e anche a quelli che non lo sono, eccitiamo in loro lo spirito di rivolta e il disprezzo del parlamentarismo. Agiamo in maniera da allontanare i lavoratori dalle urne elettorali, di modo che i ricchi e i governanti siano ridotti a farsi le elezioni fra di loro, fra l’indifferenza e il disprezzo del pubblico.
(In periodo elettorale)
Gli eletti che fanno la legge possono essere stati nominati dalla maggioranza degli elettori; ma la legge è fatta solo da una maggioranza di essi, e quindi risulta che il più delle volte coloro che approvano una legge rappresentano solo un numero di elettori che sono in minoranza di fronte al corpo elettorale. Dunque col sistema del suffragio universale, al pari che con qualunque altro sistema di governo rappresentativo, molto spesso, anche supposto che gli eletti facciano la volontà degli elettori, è la minoranza che governa la maggioranza. E se è ingiusto e tirannico il dominio della maggioranza, è anche più ingiusto e pericoloso il dominio della minoranza…
(Il suffragio universale)
Lavoratori, non votate. Se voi votaste per borghesi, voi appoggereste chi vi affama e vi mostrereste degni della forza che vi percuote. Se votaste per lavoratori, voi vi preparereste dei nuovi padroni cavati dal vostro stesso seno e mostrereste di non essere buoni a liberarvi dall’oppressione se non per cadere fra nuove catene. Il voto, oltre che a preparare i governanti di domani, non può servire che a perpetuare le condizioni e l’inerzia dell’oggi. (…) Se voi volete la libertà dovete prendervela. Le poche libertà che si hanno, i pochi progressi realizzati sono stati conquistati dal popolo, colla paura ch’esso ha saputo ispirare ai suoi governanti; e si perdono quando il popolo cessa di essere il custode geloso e si affida per la loro difesa all’opera dei cosiddetti suoi rappresentanti (…) Nessun socialista al parlamento. Chi vuole combattere per il popolo, sia in mezzo al popolo (…) Votando, si rinforza il pregiudizio autoritario; si ritarda l’evoluzione in senso anarchico; si perpetua nella massa la menzogna della necessità di leggi; si rinsalda nel cuore degli uomini la fiducia nei capi; si fucinano nuovi strumenti di oppressione; si preparano nuovi padroni (…) Votando si creano pastori, quindi si resta gregge.
(Astensionismo elettorale)
L’Avanti! è gongolante di gioia perché il gruppo parlamentare è riuscito ad impedire l’aumento del prezzo del pane.
Naturalmente il prezzo del pane non sarebbe aumentato lo stesso se i socialisti, che hanno seguito così numeroso, avessero fatto appello ai proletari perché si rifiutassero in modo assoluto a pagare il pane più caro di adesso ed avessero sparso i loro 156 deputati nelle varie parti d’Italia per incitare alla resistenza contro l’aumento.
Ma essi preferiscono l’azione legale. E così, mentre a parole respingono il vieni-meco di Nitti, a fatti fanno opera di conservazione a favore dello Stato borghese e monarchico, favorendo l’illusione nelle masse che il Parlamento serve a difendere gli interessi del popolo.
Le cose resteranno quali sono: le condizioni dei proletari non miglioreranno, la marcia verso il fallimento totale del sistema borghese continuerà ininterrotta; ma la speranza nell’azione parlamentare tenderà a calmare l’agitazione che ferve nel paese, e farà sì che il proletariato si troverà meno preparato il giorno della crisi.
Per noi il successo del gruppo parlamentare socialista è una prova novella dell’influenza nefasta che l’azione parlamentare ha sullo sviluppo del socialismo rivoluzionario, e ci fa ripetere la nostra vecchia massima: più forti sono i socialisti al Parlamento e peggio è per il socialismo…
Se il Parlamento fosse una massa compatta di borghesi e di reazionari il proletariato cosciente vedrebbe chiaramente che non c’è speranza se non nella sua propria azione diretta, ed agirebbe di conseguenza. Invece, sapendo che in Parlamento vi sono degli amici suoi, spera e aspetta.
(Azione parlamentare, "Umanità Nova", 1920)