ALBERT LIBERTAD

L’ora di scegliere i tuoi pastori è suonata di nuovo. Essa riecheggia gravemente alla campana di tutte le politiche, affinché tu non lo scorda:
Tutti alle urne, nessuna astensione.
Ecco il ritornello finale delle diverse suonerie.
Non votare è un peccato, dice il cattolico. Non votare è da cattivi cittadini, dice il repubblicano. Non votare è tradire i propri fratelli, dice il socialista.
Cos’è dunque votare? È scegliere da sé il padrone che vi prenderà a frustate, che vi deruberà.
L’operaio forgia le catene che lo legano, costruisce le prigioni che lo rinchiudono, fabbrica i fucili che lo uccidono. Impasta la brioche che non mangerà, tesse i vestiti che non indosserà. Ma questo non gli sembra sufficiente. Vuole sembrare il padrone, il POPOLO SOVRANO, e sceglie lui stesso coloro che gli toseranno la lana sul dorso. È il bestiame, il gregge che nomina i suoi pastori.
Crede che sia impossibile non essere guidati, tanto vale allora prendersi lo sfizio di scegliere i pastori che colpiranno la sua schiena e i cani che morderanno i suoi talloni.
UOMO CHE VUOI VOTARE, RIFLETTI.
Rifletti bene. I ricchi sono potenti solo grazie ai loro pastori e ai loro cani. Ma la forza dei pastori e dei cani deriva solo dalla tua accettazione, dalla tua obbedienza, dal tuo voto.
Non mettere più la scheda nell’urna. Restatene a casa o vai a zonzo. Fregatene del voto. La tua forza non è in un pezzo di carta. È nel tuo cervello, nel tuo braccio, nella tua volontà, quando saprai impiegarli a fare gli affari tuoi e non quelli degli altri.

(All’Uomo che vuole votare, 1908)


Sotto l’impulso di persone interessate, i comitati politici aprono l’attesa epoca delle dispute elettorali.
Come al solito ci si insulterà, ci si calunnierà, ci si batterà. Si scambieranno colpi a beneficio dei terzi ladroni sempre pronti a approfittare dell’idiozia della folla.
Perché marcerai?
Abiti con i tuoi bambini, in alloggi insalubri, mangi — quando puoi — alimenti adulterati per l’avidità dei trafficanti. Esposto alla rovina dell’alcolismo, della tubercolosi, ti sfinisci da mane a sera, per un lavoro quasi sempre imbecille e inutile di cui non possiedi nemmeno il profitto; ricominci il giorno dopo e così via finché non crepi.
Si tratta dunque di cambiare tutto ciò?
Ti verranno dati i mezzi per realizzare per te e i tuoi compagni l’esistenza ? Stai per poter andare, venire, mangiare, bere, respirare senza costrizioni, amare nella gioia, riposarti, godere di tutte le scoperte scientifiche e della loro applicazione che diminuisce i tuoi sforzi, aumentando il tuo benessere? Stai per vivere infine senza disgusto, né preoccupazione, la vita piena, la vita intensa?
No! dicono i politici proposti ai tuoi suffragi... Questo è solo un ideale lontano... Bisogna aver pazienza... Tu sei il numero, ma devi avere coscienza della tua forza solo per abbandonarla una volta ogni quattro anni nelle mani dei tuoi «salvatori».
Ma loro, cosa faranno a loro volta?
Delle leggi! — che cos’è la legge? — L’oppressione del numero maggiore da parte di una cricca che pretende di rappresentare la maggioranza.
Ad ogni modo, il falso proclamato a maggioranza non diventa il vero, e solo gli incoscienti si inchinano davanti alla menzogna legale.
La verità non può essere determinata dal voto.
Chi vota accetta di essere vinto.
Allora perché ci sono le leggi? — Perché c’è la «Proprietà».
Ora, è dal preconcetto proprietà che derivano tutte le nostre miserie, tutti i nostri dolori.
Coloro che ne soffrono hanno perciò interesse a distruggere la proprietà, e quindi la legge.
Il solo mezzo logico per sopprimere le leggi è quello di non farle.
Chi fa le leggi? — Gli arrivisti parlamentari!
Chi nomina i parlamentari? — L’Elettore!
In seconda analisi, non è quindi un pugno di governanti che ci opprime ma l’incoscienza, la stupidità del gregge di pecore di Panurgo che costituiscono il bestiame elettorale.
Lavoreremo di continuo in vista della conquista della «felicità immediata» restando partigiani del solo metodo scientifico e proclamando con i nostri compagni astensionisti:
l’elettore, ecco il nemico!
E adesso, bestiame, alle urne!

(Al bestiame elettorale, 1906)


Quando un uomo depone la sua scheda elettorale nell’urna, non utilizza alcun mezzo di persuasione proveniente dal libero esame, né dall’esperienza. Compie l’operazione meccanica di annoverarsi fra quelli che sono pronti a scegliere i suoi stessi delegati, a fare di conseguenza le stesse leggi, a stabilire gli stessi regolamenti che dovranno subire tutti gli uomini. Depositando la sua scheda, dice: «Mi affido al caso. Il nome che uscirà da quest’urna sarà quello del mio legislatore. Posso essere dalla parte della maggioranza, ma rischio di essere dalla parte della minoranza. Tanto meglio e tanto peggio». (…)
Tutti i partiti che accettano alla base dei loro mezzi d’azione il suffragio, universale che sia, non possono rivoltarsi finché viene loro lasciato il mezzo di affermarsi con la scheda. (…) O si accetta la legge delle maggioranze o non la si accetta. Quelli che la iscrivono nel loro programma e che cercano di conquistare la maggioranza sono illogici quando se ne lamentano. (…)
Solo gli anarchici sono logici nella rivolta. Gli anarchici non votano. Non vogliono essere la maggioranza che comanda, né accettano di essere la minoranza che obbedisce. Quando si ribellano, non hanno bisogno di rompere nessun contratto, non accettano mai di legare il loro individuo a un qualsiasi governo. Solo loro, quindi, sono rivoltosi che non sono trattenuti da alcun legame, e ciascuno dei loro gesti violenti è in rapporto con le loro idee. Attraverso la manifestazione, l’osservazione, l’esperienza o, in loro mancanza, attraverso la forza, la violenza, ecco con quali mezzi vogliono imporsi gli anarchici. Attraverso la maggioranza, attraverso la legge, mai!

(Abbasso la legge!, 1906)


A tutti.
Fra qualche settimana si aprirà la fiera elettorale. Gli onesti cittadini di Francia e di Navarra verranno chiamati ad esercitare la loro sovranità nominandosi dei padroni che faranno loro delle leggi.
Che cos’è la legge? È l’accettazione di certi uomini (la maggioranza) di una valutazione contestata da altri uomini (minoranza); questa valutazione può essere giusta, o può non esserlo. Non lo è necessariamente perché è diventata legge. La verità può essere dalla parte della maggioranza, dalla parte della minoranza, o anche altrove.
Imporre le valutazioni tramite la forza significa tiranneggiare. La legge è l’oppressione suprema, l’oppressione legale, il diritto del più forte.
I diritti di un uomo non possono dipendere dalla valutazione più o meno disinteressata di altri uomini. O questi diritti esistono, oppure non esistono.
Se non esistono, nessun uomo, nessuna riunione di uomini, non avendo diritti, ha il diritto di stabilire una legge.
Se esistono, non ci sono motivi per impedire ad un solo uomo di esercitarli, anche malgrado la legge.
Da ciò possiamo concludere che tutte le leggi sono tiranniche, tutti gli uomini che partecipano alla stesura delle leggi sono dei tiranni.
Ora, le leggi sono fatte dai deputati, i deputati sono eletti dagli elettori, quindi
L’Elettore, ecco il nemico!

(Manifesto astensionista, 1906)