Tale padre, tale figlio

È incredibile come in campagna elettorale non solo tutti i politici si assomiglino, ma persino i loro padri. Ascoltando i loro amorevoli figlioli, i babbi di Bertinotti e di Casini si assomigliavano parecchio. Il primo, nel giorno delle elezioni, si metteva in ghingheri e, sfoggiando l’abito migliore, andava ad adempiere ad un compito storico — ricorda con nostalgia l’erede — assicurare un avvenire proletario al popolo! Il secondo, in occasione della medesima scadenza, era teso ed emozionato. Sentiva tutta la sacralità dell’appuntamento — assicura il pargolo — da cui sarebbe dipeso il futuro cristiano del paese!
Poveracci, loro e i loro figlioli! Loro, perché costituiscono un esempio di sottomissione, di rincoglionimento, di cui fare a meno. I loro figlioli, perché oramai non sanno più che santo pregare per convincere gli elettori a frequentare le urne. I programmi fanno ridere anche i polli, i risultati ottenuti in passato vanno dimenticati, le promesse non se le fila più nessuno, cosa rimane? Nulla, se non aggrapparsi al sentimentalismo, allo zuccheroso ricordo del loro povero babbo defunto. A questo siamo arrivati, ad esortare i giovani e vivi ad imitare i vecchi e morti.
Ma noi pisceremo nelle vostre urne e sputeremo sulle vostre tombe.